Agli inizi del secolo XVII, nella zona delle TOPPOLE, ai piedi del Monte FORESTA, in una stupenda zona collinare posta ad occidente di Montecorvino Rovella, stanziava una mandria che si cibava dei ricchi pascoli della zona, favoriti da molta vegetazione spontanea, sotto la attenta sorveglianza di un guardiano al servizio della famiglia Denza della frazione Cornea.In una giornata di sabato del mese di agosto, con il sopraggiungere del tramonto, il guardiano richiudendo ancora una volta le bestie nel recinto,e mentre si accingeva alla rituale conta delle stesse, si accorse, con grande terrore,che mancava una VACCA, la più bella, la preferita del padrone! Il poveretto, convinto che l’animale, inseguito da qualche lupo, fosse caduto in un dirupo e morto, si abbandonò alla più grande disperazione e cominciò, piangendo, ad esplorare i dintorni della zona ; visto inutile il tentativo, dopo aver diretto una preghiera alla Madonna posta in una piccola nicchietta illuminata da una lanterna al termine del sentiero di accesso al luogo con grande rassegnazione, si accingeva a trascorrere la notte che si presagiva tremenda ed insonne per la sicura ramanzina e punizione che avrebbe dovuto sopportare l’indomani non appena la notizia fosse pervenuta al padrone della mandria. Ad un tratto, nel silenzio della notte e tra le tante voci degli uccelli notturni, udì il muggito di una vacca. “E’ la mia vacca” disse. Si armò di una torcia e si diresse nella direzione del muggito affrontando ispidi rovi, vie scoscese, che gli facevano sanguinare il volto, le mani ed i piedi, con i calzoni e la giacca tremendamente lacerati. Finalmente, nel profondo di una gola, trovò la vacca che all’apparenza sembrava in buone condizioni, ma tanta fu la sua meraviglia nel vederla inginocchiata di fronte ad una parete di roccia. Costernato, dopo vari tentativi di mettere in piedi l’animale, chiese l’aiuto divino inginocchiandosi a sua volta e facendosi il segno di croce. All’improvviso la parete di roccia crollò senza nemmeno sfiorarlo, una luce intensissima illuminò una grotta che si era formata dopo il crollo,e dalla roccia venne fuori un rivolo d’acqua. Il buon mandriano che prima si era protetto gli occhi con la mano, si guardò intorno, gli sembrava di essere in paradiso! In alto a sinistra, tra una folta presenza di edera rampicante notò un’icona raffigurante la Madonna ! Battendosi le mani sul petto per i suoi peccati, ringraziò la Madonna per l’alto privilegio che gli era toccato e destatosi da quel grande torpore, riportò con molta fatica la vacca nel recinto e si mise a correre per raggiungere al più presto la Piazza di Sant’Eustachio, punto di convergenza delle frazioni Cornea, Ferrari e Molenadi, per annunciare la lieta novella. Appena giunto nella piazza di Sant’Eustachio, dove c’era ancora gente che godeva la frescura serale all’ombra di due giganteschi tigli, cominciò a gridare ad alta voce e ad annunziare la sua grande scoperta. In un primo momento non fu creduto, ma poi, vista la sua decisa e pressante insistenza, molta gente scesa anche dalle case, gli fece capannello intorno e dopo averlo ascoltato attentamente, tutti si diedero da fare per diffondere la notizia badando bene di avvertire per primo Mons. Serrano, Vescovo di Acerno, che allora dimorava presso la canonica della Chiesa dei SS. Apostoli Pietro e Paolo. Il Presule si fece condurre il buon uomo al suo cospetto e, udito il fatto, indossò le sacre vesti e dopo aver ordinato che le campane di tutte le chiese di Montecorvino suonassero a festa, organizzò una solenne processione per recarsi sul luogo a prendere la Santa Immagine e trasportarla nella Chiesa di Sant’Eustachio. Vi fu una grande partecipazione di popolo ed una altrettanto grande fiaccolata. L’immagine fu trasportata nella Chiesa di Sant’Eustachio e dopo aver celebrato messa, il Vescovo, data l’ora tarda, invitò i fedeli a ritirarsi nelle proprie case, rinviando all’indomani tutti i preparativi per una novena in favore della Madonna. La mattina successiva, di buonora, l’ignaro sacrestano nell’aprire la Chiesa si accorse che l’icona era sparita e grande fu la sua disperazione. Disperazione che si accrebbe quando popolo, sparsasi la notizia, accorse e unitamente al Parroco, incolparono il poveretto di aver fatto scomparire in qualche modo il sacro simbolo. Fu ritenuto urgente avvisare dell’accaduto Mons. Serrano per provvedere ai necessari interventi del caso. Il povero parroco, balbettando, nello scusarsi per l’ora così mattutina, narrò al Vescovo l’accaduto e, sorprendentemente, il Vescovo rassicurò il parroco che ciò che era accaduto non era stato un crimine, ma un prodigio. La Madonna gli era apparsa in sogno e gli aveva annunciato quello che sarebbe accaduto il giorno successivo: l’icona sarebbe ritornata sul luogo del rinvenimento sul monte Foresta ed i fedeli avrebbero trovato nello stesso luogo un manto di neve per quanto la Madonna volesse l’estensione di un tempio a Lei dedicato. Presule, parroco e fedeli, si recarono così sul Monte Foresta e trovarono la neve sul pianoro e l’icona nella grotta. ERA LA TERZA DOMENICA DI AGOSTO DEL 1623. Grande fu la commozione e tra le lacrime molte persone promisero che in breve tempo avrebbero costruito un tempio dedicato alla Madonna secondo i voleri della Vergine. La Chiesa venne costruita in meno di un anno e Mons. Serrano ottenne dal Papa Urbano VIII numerosi privilegi. L’INDULGENZA PLENARIA per i pellegrini che si recano sul Santuario a rendere omaggio alla Madonna nel mese di maggio, oppure per coloro che vi si recano in preghiera la terza domenica di agosto. Il nome originario dato all’icona fu Santa Maria dei Valloni, ma poi, considerato che la Madonna è stata sin dall’eternità predestinata ad essere con Gesù il principio di tutte le opere divine, ad essere la prima, la Padrona, Regina e Mamma di tutte le creature, avendo dato all’eterno un principio, alla divina eternità un principio temporale, fu chiamata MARIA SS. DELL’ETERNO. La struttura originale del Santuario non era molto diversa da quella che si ricorda sino alla metà del secolo scorso. Dietro l’altare maggiore una porta introduceva in una piccola sagrestia ed un’altra porta, in prosieguo, aveva accesso ad un altro ingresso laterale. A sinistra una scaletta conduceva al piano superiore dove erano ubicate le stanzette degli eremiti, di fronte si accedeva in una cucina dove avveniva il frugale pasto di detti eremiti. Esisteva anche una piccola collinetta che dava accesso, dopo un discreto percorso a circolo, ad un piccolo spiazzo sulla cima ove esisteva una grande croce in ferro. Nel 1875, Luigi Grimaldi di Nola, offrì l’edicola una volta ubicata nel timpano della vecchia struttura, dal 1951 al 1956 ebbero inizio numerosi lavori di restauro ad opera di Pasquale e Raffaele Mazzarella che offrirono materiale edile per l’importo di un milione e grazie anche alle offerte che pervenivano dagli USA tramite una nostra concittadina , Angelina Immediata, alla quale, per riconoscenza, venne dedicata la nascente piazzetta dell’epoca dopo il ridimensionamento della collinetta sopra citata. Dagli anni settanta, ad opera dello zelante e dinamicissimo Padre Alfonso De Simone e con l’aiuto di diversi fedeli del settore, l’intero Santuario fu completamente ristrutturata ed ampliato. La collina fu interamente spianata per fare spazio ad una grande piazza destinata all’accoglienza dei pellegrini. Fu aperto un nuovo ingresso sul lato destro, la casetta degli eremiti abbattuta per ampliare l’abside e trasferita in un’altra sede costruita sul lato sinistro del Santuario, più confortevole e più moderna. Non possono sfuggire agli attenti sguardi del pellegrino i giochi di luce delle bellissime vetrate che contornano l’interno. Dette vetrate sono state offerte da numerosi fedeli locali e dei paesi viciniori ( Olevano, Battipaglia, Eboli ed emigrati nelle Americhe). Nella Chiesa dell’Annunziata a Giffoni Valle Piana esiste un altare dedicata alla Madonna dell’Eterno, a devozione di Gerardo Andria e dei suoi familiari il 30.8.1883. Il nuovo ingresso è stato abbellito da un’edicola offerta da Giuseppe Provenza e da due stupendi angeli posti a lato. Il Santuario, sede giubilare nel 2000, è meta di continui pellegrinaggi specialmente nei mesi di maggio e di agosto, nonché luogo di visita per numerose comitive scolastiche in visita all’Osservatorio Astronomico.
NUNZIO DI RIENZO